Click "Enter" to submit the form.

ghiaccio fragile 2022

Ghiaccio (sempre più) fragile

La settima edizione del corso di formazione nazionale Ghiaccio Fragile 2022 è stata un’occasione per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici sulle aree alpine.

Su sette edizioni del corso di formazione Ghiaccio Fragile ho avuto modo di documentarne almeno sei. Quest’anno, il 2022, l’anno più caldo dal 1800, dopo aver filmato la sparizione del Ghiacciaio del Galambra, l’agonia del Ghiacciaio del Sommeiller e lo stato di salute pessimo del Ghiacciaio Ciardoney, era tornata l’ora di andare a dare un’occhiata ai ghiacciai del massiccio del Monte Bianco. Il Ghiacciaio del Gigante era scuro, quasi sgonfio, pieno di crepacci aperti, ricoperto da una coltre di sabbia del deserto che ne accelera ulteriormente lo scioglimento. Il giardino botanico della Saussurrea aveva ben poche piante da vedere perchè la stagione era partita un mese d’anticipo e buona parte delle specie erano ormai sfiorite. Se non addirittura seccate.

Il Ghiacciaio del Miage, secondo le stime dell’Université Savoie Mont Blanc, perde oltre 2 metri di spessore all’anno, e di anno in anno la fronte del ghiacciaio, in prossimità di quel che resta dei laghi del Miage, è visibilmente ridotta.

Insomma: in soli sette anni le differenze sono decisamente evidenti. E, francamente, davvero disarmanti.

La cosa non passa di certo inosservata ai partecipanti del corso, che spesso rimangono impressionati dalla velocità del ritiro dei ghiacciai. Come testimoniando da una docente dell’edizione Ghiaccio Fragile 2022:

“Essendo una docente di scienze conosco abbastanza le dinamiche dei cambiamenti climatici e sapevo cosa mi aspettava. Ma toccarli con mano, sul campo, beh, è proprio un’altra cosa”.