Più o meno da un giorno all’altro il mondo si era improvvisamente fermato. Torino era deserta, spettrale, come ogni altra città che non abbiamo avuto modo di vedere. Solo una cosa non ha smesso di scorrere e animare la città anche nel lockdown: l’acqua Smat.
Il Po scivolava silenzioso tra i ponti e corsi abbandonati, ma anche le fontane, i turét, e i nostri rubinetti continuavano a sgorgare acqua. Grazie alla quale abbiamo potuto cimentarci con la pasta fatta in casa e farne sfoggio sui social, bere senza andare a fare le lunghe file al supermercato sotto casa con ingressi contingentati. Prenderci cura del nostro corpo tra un “andrà tutto bene” e un Mino Reitano cantato dai balconi affacciati su strade e cortili diversamente silenziosi.
Un paio di mesi dopo l’inizio del lockdown si sarebbe dovuta inaugurare la XXXIII edizione del Salone del libro di Torino. Annullata, ovviamente, perché ancora nel pieno delle restrizioni. In realtà non propriamente annullata, bensì dirottata online, in live streaming, come buona parte della nostra esistenza in quel periodo tra meet, zoom, teams, skype, webex e compagnia.
Le dirette spesso erano aperte da questo spot dell’acqua Smat in lockdown.
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