C’è un paradosso che passa totalmente inosservato. L’Antartide è una terra lontana, fuori dalle rotte turistiche, e come tutte le cose lontane dagli occhi è lontana anche dal cuore. O più che altro dal cervello. È un continente che spesso non viene nemmeno preso in considerazione nei testi scolastici quindi quasi non viene studiato a scuola. Eppure, ed è qui il paradosso, è uno dei luoghi più studiati al mondo.
L’Antartide è uno dei luoghi più studiati al mondo per varie ragioni, ma principalmente perché l’uomo l’ha modificata solo fino ad un certo punto.
È come se fosse un intero continente, con mari, montagne e laghi, tenuto in congelatore da centinaia di migliaia di anni, e quindi in Antartide gli studiosi e i ricercatori trovano delle condizioni che solo lì si possono trovare. Ma dell’enorme interesse degli scienziati e dell’importanza delle ricerche internazionali che solo lì vengono condotte, sulla climatologia, l’astronomia, la chimica, la fisica, la biologia eccetera, si sa davvero poco o niente al di fuori delle riviste scientifiche e degli addetti ai lavori.
Nasce così l’esigenza di raccontare con brevi video destinati alle scuole e al pubblico generalista il lavoro dei ricercatori legati al Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide e al Museo Nazionale dell’Antartide, che ha sede a Siena, Genova e Trieste.
Come lo studio delle carote di ghiaccio, conservate in enormi super-freezer alla Bicocca di Milano, che grazie alle bolle d’aria intrappolate al loro interno raccontano il clima degli ultimi 800.000 anni e possono spiegare l’attuale fase di surriscaldamento globale (già evidente sui ghiacciai alpini come la Marmolada, il Ciardoney e il Monte Bianco) correlata alle emissioni di CO2 in atmosfera smentendo i pochi negazionisti rimasti. La paleoclimatologia che grazie allo studio dei sedimenti marini può studiare il clima della terra fino a 4 milioni di anni fa. La scoperta di foreste fossili, le antichissime foreste antartiche di 240.000 anni fa, la scoperta di nuove specie viventi nell’ecosistema marino, straordinariamente ricco di vita come i fondali tropicali e il studio degli animali antartici tra cui gli immancabili pinguini.
E ancora: le testimonianze geologiche della deriva dei continenti per capire come si è modellata la superficie terreste fino alla raccolta delle numerose meteoriti, che il ghiaccio conserva e accumula in alcune precise zone, che permettono di studiare addirittura il cosmo.
Prima serie (2020)
Ad un anno di distanza da questa prima serie di video abbiamo approfondito il lavoro dei ricercatori antartici anche nelle sedi distaccate del Museo Nazionale dell’Antartide dell’università di Trieste, l’università di Genova e l’università della Tuscia a Viterbo.
La sede di Trieste, oltre alla collezione di carte antartiche, raccoglie una vasta esposizione dedicata ai primi esploratori antartici, da Cook a Shackleton a Amundsen e Scott. Tra questi anche i primi italiani: il comandante Giovanni Ajmone Cat e l’imprenditore Renato Cepparo, veri antesignani del Programma Nazionale della Ricerca in Antartide.
La sede di Genova ospita invece la banca di campioni ambientali antartici. La carote di ghiaccio, i campioni di acqua e il materiale biologico è a disposizione di tutti i ricercatori della comunità scientifica internazionale.
Mentre all’università della Tuscia è custodita la più ricca collezione al mondo di funghi e batteri antartici, uniche forme di vita in grado di resistere alle estreme condizioni meteorologiche delle valli secche di McMurdo. Una zona totalmente priva di acqua e con temperature molto rigide con condizioni più prossime a quelle di Marte. Questi funghi infatti sono anche oggetto di studio sulla Stazione Spaziale Internazionale, dove riescono a sopravvivere all’esterno, addirittura in assenza di atmosfera.
Seconda serie (2021)
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