Da quasi 30 anni la Società Meteorologia Italiana studia e monitora il Ghiacciaio del Ciardoney nel Parco del Gran Paradiso. Direi sin da tempi non sospetti, dato che 30 anni fa il clima già emetteva segnali di rapido cambiamento, ma ancora non era un argomento all’ordine del giorno.
I dati derivanti dai 30 anni di studio, dimostrano in maniera incontrovertibile – qualora ce ne fosse ancora bisogno – l’aumento delle temperature a livello locale. E consideriamo che sulle Alpi l’incremento della temperatura media negli ultimi 150 anni è quasi il doppio di quella misurata a livello globale.
In 30 anni il ghiacciaio del Ciardoney ha perso circa 40 metri di spessore e la fronte si è ritirata di oltre 450 metri. Con evidenti conseguenze di approvvigionamento idrico e di produzione di energia elettrica. Infatti la valle di Ceresole è ricca di centrali idroelettriche Iren che, nel prossimo futuro, dovranno fare i conti con una quantità sempre minore di acqua.
Ho avuto la fortuna di seguire Luca Mercalli e Daniele Cat Berro nelle misurazione del bilancio di massa: la differenza cioè tra la neve accumulata durante l’inverno e quella rimasta a fine estate. Che di solito è negativo: in estate tutta la neve accumulata si scioglie, lascia scoperto il ghiaccio che a suo volta inizia a consumarsi.
L’accumulo dell’inverno 2019 era abbastanza significativo, ma l’estate è stata una successione di anticicloni torridi e si è verificato l’ennesimo bilancio negativo.